L’asma è la malattia respiratoria dalla più alta prevalenza a livello globale, con 300 milioni di casi nel mondo. Secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’asma causa 250.000 morti l’anno e una perdita di 15 milioni di DALY (Disability-Adjusted Life Year, ossia numero di anni persi a causa della malattia per disabilità o per morte).
Nell’Unione Europea la prevalenza varia, a seconda del Paese considerato, dal 4 al 7%. In Italia l’incidenza è del 4,5% della popolazione, ossia circa 2,6 milioni di pazienti. I costi elevati dell’asma sono principalmente imputabili all’uso improprio degli strumenti diagnostici e allo scarso controllo della malattia, problemi per i quali occorrerebbero sforzi per migliorare la compliance dei pazienti. A tal fine è necessario migliorare la comunicazione medico-paziente, ancora troppo spesso sottovalutata nella pratica clinica. E in questo momento storico, con il distanziamento sociale ancora in atto, dovuto alla pandemia da Covid-19, la telemedicina diventa indispensabile, rivestendo un ruolo cruciale nel rapporto medico-paziente. Trovare il modo giusto per spiegare la patologia e la terapia non è semplice: ecco perché tutte le tecniche di comunicazione oggi a disposizione possono e devono essere impiegate per arrivare allo scopo. E se sapere cosa dire è fondamentale, nondimeno lo è padroneggiare la propria voce: tono, pause, velocità, sono tutti elementi che possono enfatizzare, o al contrario annientare, l’autorevolezza del clinico da un lato e l’attenzione del paziente dall’altro.
Questo corso, che insieme alle relazioni di clinici esperti di patologia polmonare e Device inalatori propone un vero e proprio training sull’uso della voce, condotto da un coach qualificato in materia, dà senza dubbio un valore aggiunto alla classica FAD sincrona di aggiornamento professionale e conferisce ai partecipanti nuove competenze per gestire al meglio la comunicazione a distanza.