L’iperuricemia con e senza deposito di urato è una condizione in costante aumento in tutti i Paesi industrializzati, spesso legata, ma non solo, a una incongrua alimentazione. In Italia la sua prevalenza si attesta intorno al 20% nella popolazione generale, arrivando fino al 40% in alcune classi di individui come gli anziani e gli ipertesi, con valori ovviamente ancora più elevati nei soggetti nefropatici. Percentuali di prevalenza inferiore, seppure anche queste in aumento, si rilevano per quanto riguarda la presenza di depositi di urato nelle articolazioni e di gotta vera e propria. L’osservazione epidemiologica indica che l’iperuricemia colpisce con frequenza tre volte maggiore gli uomini rispetto alle donne, probabilmente per una maggiore prevalenza negli uomini dei classici fattori che si associano all’iperuricemia come, ad esempio, l’ipertensione arteriosa, la nefropatia e l’obesità.
La gotta è una malattia metabolica in cui un aumento prolungato dell’uricemia può portare alla deposizione di cristalli di urato monosodico, formazione di tofi, artrite infiammatoria cronica, urolitiasi e nefropatia, nonché a riacutizzazioni ricorrenti di artrite acuta e borsite. La gotta è spesso associata a comorbilità come malattia renale cronica, obesità, diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari, e a un aumento della mortalità.
Sebbene un'associazione tra concentrazioni sieriche di urati e malattie cardiovascolari sia ben stabilita da numerosi studi osservazionali, l'ipotesi che l'iperuricemia abbia un ruolo causale diretto nell'eziopatogenesi della malattia cardiovascolare concomitante rimane oggetto di dibattito e di ulteriori studi.
Attraverso gli interventi in video di 4 dei massimi esperti italiani, questa FAD si propone di affrontare la cura dell’iperuricemia, della gotta e delle sue comorbilità e gli aspetti di sicurezza – in particolare cardiovascolare – legati alla terapia ipouricemizzante, anche alla luce dei più recenti dati pubblicati in letteratura (studio FAST).