Se da un lato l’ipertensione arteriosa rappresenta ancora oggi il principale fattore di rischio di morte al mondo, nonché il principale fattore per lo sviluppo di malattie cardio-reno-cerebro-vascolari, dall’altro sono disponibili numerose e solide evidenze scientifiche a sostegno dei benefici derivati dalla riduzione dei valori pressori in termini di riduzione del rischio di sviluppare infarto, stroke, insufficienza renale e morte cardiovascolare.
Individuare per ciascun paziente l’opzione terapeutica più efficace rimane il primo passo per giungere al controllo dell’ipertensione, ma per raggiungere questo obiettivo è necessario sensibilizzare il paziente alla massima aderenza alla terapia mettendo in atto le strategie comunicative e di counseling più appropriate. Analogo discorso può essere fatto riguardo l’ipercolesterolemia, la cui presenza contribuisce in modo determinante ad aumentare il rischio cardiovascolare globale. Nonostante un’ampia disponibilità di trattamenti farmacologici ipolipemizzanti, solo il 25-30% dei pazienti ad elevato rischio cardiovascolare raggiunge i target di controllo lipidico, anche a causa della ridotta aderenza del paziente alle prescrizioni terapeutiche.
Bisogna infine porre particolare attenzione alla contemporanea presenza di ipertensione arteriosa e ipercolesterolemia, condizione frequente nella pratica clinica che deve far aumentare il livello di attenzione sia del medico sia del paziente, in modo da realizzare tempestivamente quegli interventi necessari per ridurre il RCV: dalla modifica sostanziale delle errate abitudini di vita, all’utilizzazione di terapie efficaci e ben tollerate, all’effettuazione di indagini di approfondimento che possano precocemente evidenziare la comparsa di complicanze.