La fibrosi polmonare idiopatica (IPF) è una patologia respiratoria cronica progressiva e di origine sconosciuta che colpisce soggetti adulti, limitata ai polmoni ed associata al pattern radiologico e/o istologico “usual interstitial pneumonia” (UIP). L’IPF è caratterizzata da un progressivo ed irreversibile sovvertimento dell’architettura del parenchima polmonare che determina un deficit funzionale fino all’insufficienza respiratoria. La sopravvivenza a 5 anni è di circa il 20%. Nonostante gli importanti progressi nella comprensione dei meccanismi patogenetici della malattia, l’origine dell’IPF rimane ancora oggi in gran parte sconosciuta.
L’IPF, come tutte le malattie “complesse” è il risultato di una complessa interazione tra il substrato genetico dell’individuo e una serie di fattori “scatenanti” il danno dell’epitelio alveolare, la sede iniziale del danno tissutale, quali il fumo - che è il principale fattore di rischio - le infezioni respiratorie croniche, l’inalazione cronica di contenuto gastrico secondaria a reflusso gastroesofageo e l’esposizione ambientale e professionale a sostanze pneumotossiche. In questo contesto va considerato anche l’invecchiamento cellulare (un importante fattore di rischio endogeno) che favorisce l’instabilità genomica, la comparsa di mutazioni epigenetiche e l’accorciamento dei telomeri, tutti fenomeni che a loro volta alterano la normale risposta a microdanni ripetuti. Nel caso dell’IPF, la presenza di questi ripetuti micro-insulti innesca un processo riparativo abnorme e ridondante che culmina nella fibrosi progressiva ed irreversibile dei polmoni.