Il crescente timore dei procedimenti giudiziari, maturati anche da esperienze di contenzioso di colleghi, il deficit organizzativo-strutturale dell’ambiente di lavoro, e il diffuso approccio sfiduciato del paziente hanno spinto il medico alla pratica di una medicina difensiva.
- Il 53% dichiara di prescrivere farmaci a titolo difensivo (il 13% del totale prescritto)*
- Il 73% dichiara di prescrivere visite specialistiche a titolo difensivo (il 21% del totale delle visite)*
- Il 76% dichiara di prescrivere esami strumentali a titolo difensivo (il 22% del totale degli esami)*
“Non solo perché ricerche diagnostiche inutili rappresentano un costo umano evitabile e perché viene vulnerato il rapporto tra medico e paziente; soprattutto, è il pedissequo attenersi del professionista apprensivo ai protocolli suggeriti e alle linee guida definite che impedisce in molti casi di somministrare con serenità il trattamento adeguato, che sarebbe imposto dall’esercizio dell’arte medica, sacrificando la salute del paziente sull’altare della sicurezza giudiziaria, e procurandogli così, paradossalmente, proprio un danno evitabile, se non altro in termini di mancato o ridotto ristoro della salute” *
Conoscere i rischi e i diritti del professionista sanitario aiuta il medico a lavorare con maggiore serenità a totale beneficio del paziente iperteso, che deve essere diagnosticato tempestivamente, trattato adeguatamente e monitorato assiduamente per l'aderenza e il controllo pressorio, considerando anche l'ampio armamentario terapeutico e le frequenti comorbilità, con conseguente politrattamento e potenziali interferenze tra farmaci.
*Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi regionali (istituita con deliberazione della Camera dei deputati del 5 novembre 2008)