Tra le diverse comorbilità che si presentano nella maggior parte dei pazienti con cardiopatia ischemica cronica, l'ipertensione arteriosa è una delle più frequenti, poiché colpisce fino al 70% dei pazienti affetti da CIC. Tuttavia, mentre molti pazienti con CIC mantengono nel tempo elevati livelli di pressione arteriosa (PA), il livello ottimale di PA in questi pazienti è tuttora oggetto di controversia, soprattutto in relazione alla presunta riduzione di sopravvivenza per riduzione marcata della PA (il cosiddetto fenomeno della curva a J) che sembra essere rilevante negli anziani, ma poiché riportato in alcuni studi e non in altri rimane oggetto di disputa.
Nel caso di pazienti in cui il trattamento sia ben tollerato, il target pressorio raccomandato dalle nuove linee guida della Società Europea dell’Ipertensione Arteriosa (ESH/ESC) è di 130/80 mmHg, o anche più basso. Diversi studi e metanalisi concordano nell’osservare una riduzione degli eventi cardiovascolari con la strategia di trattamento intensivo (PAS <130 mmHg) rispetto alla strategia conservativa (PAS <140 mmHg), senza effetti paradossi di incremento del rischio ai più bassi valori raggiunti di pressione sistolica.
Ulteriori studi saranno necessari per definire in maniera più precisa i sottogruppi e le terapie antipertensive in grado di migliorare la cardioprotezione nell’ampio spettro di pazienti con cardiopatia ischemica cronica, ferma restando l'esigenza di ricorrere a trattamenti antianginosi neutri sotto il profilo emodinamico.