L’ipercolesterolemia rappresenta una delle maggiori cause di progressione aterosclerotica e di conseguenti eventi cardiovascolari. Il trattamento della ipercolesterolemia se da una parte è condizione essenziale per ridurre le conseguenze della malattia aterosclerotica dall’altra è opportuno che ciò avvenga mediante una scelta ragionata sul migliore trattamento terapeutico da instaurare. Non vi è dubbio che la base essenziale nel trattamento della ipercolesterolemia sia una alimentazione che preveda non solo la riduzione di assunzione di alimenti favorenti la progressione aterosclerotica ma altresì assunzione di alimenti che possono contrastare l’incremento della colesterolemia e della progressione di malattia. Sulla base di una corretta alimentazione si innesta inoltre la necessita di una adeguata terapia farmacologica antidislipidemica che dovrà essere, in prevenzione primaria o secondaria, tanto più aggressiva quanto più elevato sarà il livello di colesterolo e ciò per ridurre il conseguente incremento di rischio di eventi. Da anni la riduzione della colesterolemia si attua, oltre che sulla base di una corretta alimentazione, attraverso la somministrazione di farmaci antidislipidemici come le statine, l’ezetimibe, i nutraceutici o l’utilizzo dei PCSK9 i. Le statine rappresentano ormai una pietra miliare nel ridurre la colesterolemia e la possibilità di avere statine a bassa, media od alta sensibilità permette di migliorare la qualità di intervento in base alle reali necessita di ogni singolo paziente. Un ulteriore avanzamento nel trattamento farmacologico della ipercolesterolemia si è avuto recentemente con la terapia antidislipidemica di combinazione che ha permesso di avere, oltre che una maggior efficacia terapeutica, una miglior compliance specie in pazienti notoriamente politrattati.
La finalità di questo convegno è dunque quella di fornire al medico pratico un aggiornamento attuale in tema di prevenzione della aterosclerosi e del suo trattamento con il fine di prevenire la progressione di malattia Il messaggio finale del Convegno è che una efficace strategia di intervento non può che derivare da una stretta connessione tra corretta alimentazione ed un’altrettanta corretta terapia farmacologica.